La paura di viaggiare nell’era del terrorismo
Accendo il pc – non la tv, quella è perennemente sintonizzata sui cartoni animati – e leggo le notizie rilevanti della giornata.
Attentato… l’ennesimo, aggiungerei.
Negli ultimi anni gli attentati terroristici hanno subito un esponenziale aumento creando diffidenza e paura nelle persone.
Non si è più sicuri nemmeno a passeggiare tra le vie della propria città, figuriamoci se poi parliamo di viaggi all’estero.
Il terrorismo è diventato il nuovo “uomo nero”, un mostro senza identità, senza volto, né gambe, né braccia, che ci colpisce nella nostra quotidianità, capace di spaventarci. Si è insinuato fino a diventare un buco nero che ci divora di paura e terrore.
E proprio perchè si è insinuato così profondamente, radicalmente, ci fa ancor più paura. Ormai è parte integrante della nostra malata quotidianità, una costante presenza oscura al nostro fianco.
E’ diventato psicosi: il caso di Torino
Una volta passeggiare nella piazza di una città o lungo la sua via principale, oppure ancora andare a vedere un concerto era qualcosa che portava gioia. Adesso la situazione è cambiata: si ha timore e questo timore fa sì che la situazione stia diventando fuori controllo.
La paura è divenuta psicosi, tanto che al minimo evento si grida “attentato”.
Ne è un esempio lampante il caso di Torino, quando il 3 giugno una ragazzata, un falso allarme, in Piazza San Carlo ha scatenato il delirio tra la folla.
Un fuggi fuggi generale, portato proprio da quel terrore che lui, il mostro nero, fosse giunto fin lì.
Numerosi i feriti, più di 1500, tra cui anche dei bambini. Nessun morto, ma si è sfiorata la strage.
E tutto questo solo perché viviamo nell’era del terrore.
Ma ciò per cui si ha davvero paura è l’incolumità dei nostri bambini.
Parlando da mamma e viaggiatrice, ciò che mi spaventa maggiormente non è la mia incolumità, bensì quella delle mie bambine.
Oggigiorno viaggiare significa correre un rischio… e quel rischio farlo correre a chi ci è affianco.
Ed in questo caso, la posta in gioco è decisamente alta: parliamo dei nostri bambini.
Il caso di Londra e le grandi capitali
La grandi città non sono più sicure.
Le capitali europee sono costantemente bersagliate.
Basti pensare a Londra che ha subito ben tre attacchi in tre mesi. Una percentuale davvero alta tanto da far desistere diversi viaggiatori dall’intraprendere un viaggio in questa località.
E se il viaggio si prenota lo stesso, la paura è comunque palpabile.
Dubbi per la propria incolumità e, come dicevamo, anche e soprattutto per chi viaggia con noi.
Cosa fare dunque? Non viaggiare più?
La mia risposta non è questa.
E’ necessario imparare a vivere con consapevolezza giorno per giorno
Ci sono Stati, come per esempio Israele, dove le persone hanno imparato a convivere con il mostro nero.
La gente passeggia per le vie, frequenta musei e partecipa ai concerti.
Forse perchè riescono a vivere con la consapevolezza del rischio ma senza soccombere sotto di esso.
Credo che sia proprio questo il segreto: non lo smettere di viaggiare, non l’evitare luoghi affollati, bensì accettare che tutto avrà una fine e vivere al meglio giorno per giorno.
Senza rimandare, senza trovare scuse, senza perdersi troppo nella paura, ma approfittare del tempo che ci è concesso fin da subito.
Avevo già espresso questo mio personale pensiero anche qualche tempo fa: La vita, un viaggio senza vincitori né vinti
La nostra data di scadenza
Tutti nasciamo con una data di scadenza segnata sulle spalle – così non ci è dato conoscerla in anticipo.
Potete chiamarla destino, fato, insciallah, suerte… ma sempre di quello stiamo parlando.
Invece di rimpiangere il fatto di non conoscerla o deprimersi per ciò che il tempo ruba, sarebbe molto più salutare sfruttare ogni giorno che ci divide da essa.
Personalmente ci sto lavorando e qualche risultato l’ho ottenuto… e voi?
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